L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale si è impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le. Condizioni stabilite dalla legge, non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
Commento a cura dell’avvocato Angelo Greco.
Immaginate come sarebbe bello un mondo senza frontiere, senza Stati, dove tutti sono soggetti alle stesse norme, norme accettate serenamente da ognuno, senza faziosità o ideologie, dove ciascuno di noi possa decidere in quale parte della terra stare, oggi vuoi vivere alle Bahamas? puoi farlo! e non sarai perciò solo considerato un evasore. Vuoi stare una settimana a Berlino, a New York, a Parigi? Vuoi vivere un anno nel cuore dell’Africa o del Brasile? Sei il benvenuto!
immagina un Mondo dove poter viaggiare senza bisogno di documenti, passaporti, visti e certificati. Senza dover rispettare proprietà e staccionate, senza cupidigia, o brama, ora manca solo un ritornello e abbiamo rifatto imagine di John Lennon.
Eppure, prima che la scrivesse John Lennon, questa bella poesia era stata pensata e scritta dai padri e dalle madri costituenti. Avevano pensato a un mondo dove gli Stati si conformano a un unico diritto, quello internazionale, dove lo straniero è libero di circolare senza il rischio che qualcuno gli spari contro solo perché sta varcando un muro come quello che fu a Berlino o quello che oggi segna il confine tra Stati Uniti e messico. Avevano pensato all’Italia come al rifugio o per tutti quelli che scappano, avevano pensato proprio come John Lennon a un mondo ove non ci sia nulla per uccidere o morire, e alcuna religione a dividere le persone, signori! Benvenuti nel mondo perfetto!
L’articolo 10 della Costituzione stabilisce che la nostra Repubblica rispetta il diritto internazionale. Quando però si parla di diritto internazionale, non si deve pensare a una legge specifica, un codice o un testo unico. Non c’è nulla di scritto. Si tratta piuttosto di consuetudini internazionali, ossia regole di condotta non scritte rivolte a tutti i soggetti della comunità internazionale e che ne regolano i rapporti per garantire La convivenza pacifica tra gli Stati, le consuetudini internazionali non sono altro che comportamenti costantemente ripetuti nel tempo da tutti i popoli nel corso dei secoli e perciò ritenuti ormai vincolanti. Se non avessimo il diritto internazionale staremmo in continua guerra. L’articolo 10 ci chiede quindi di cooperare anche per la pace nel mondo e pertanto l’Italia si impegna ad emanare leggi che non contrastino con le norme accettate da tutti gli altri popoli. Grazie all’articolo 10 il diritto internazionale entra automaticamente a far parte del nostro ordinamento senza bisogno di una legge di recepimento, come invece succede per i trattati internazionali. Questo non significa che il nostro Stato abbia ceduto la propria sovranità, che debba sottomettersi alla volontà dei paesi più ricchi o che sia obbligato a soccombere dinanzi ai flussi migratori provenienti dagli Stati soggetti a guerre o dittature. La norma dice semplicemente che l’Italia post fascista non è più uno Stato chiuso in se stesso come lo erano del resto tutti i paesi fino a metà del 900, ma è una Comunità aperta, dire che l’Italia è aperta significa affermare che il nostro ordinamento si impegna ad armonizzare le nostre norme costituzionali, Con quelle del diritto internazionale. Resta fermo però che queste norme non possono contrastare i principi fondamentali della nostra Costituzione, quelle stesse norme che tutelano i diritti inalienabili delle persone e che costituiscono un limite invalicabile per chiunque. Quindi, per esempio, se l’Europa dovesse istituire la pena di morte o ripristinare le leggi razziali, l’Italia dovrà rifiutarsi di recepirle. E questo perché possiamo rinunciare a tutto, anche alla nostra sovranità, alla moneta o ai confini, ma non Ai principi generali di un ordinamento democratico, principi che non appartengono solo alla Costituzione. Ma l’uomo stesso dalla sua nascita. La seconda e La terza parte dell’articolo 10 sono dedicate al trattamento degli stranieri in Italia, i padri costituenti sapevano bene che la storia si ripete e che quanto si era verificato col fascismo si sarebbe potuto verificare di nuovo. Vollero perciò mettere una porta blindata affinché il passato non tornasse più. Una porta che oggi però è minata da più parti. La norma apre i confini agli stranieri che scappano da guerre, dalle persecuzioni e dalla privazione di quei diritti fondamentali che la Costituzione riconosce a tutti. E siccome non li riconosce solo ai cittadini italiani, ma qualsiasi uomo abiti la Terra, la Costituzione ci vieta di chiudere quella porta blindata. A chi ci chiede asilo e ospitalità neghereste mai la possibilità? o a un senzatetto di coprirsi sotto la tettoia di casa vostra e di accamparsi lì per una notte per proteggersi da una forte tempesta di neve? Gli direste mai? Fai via, muori di freddo, non sporcarmi il marciapiede. Quella contenuta nell’articolo 10 potrebbe sembrare una norma breve e semplice, in realtà stabilisce molto più di quanto non appaia in prima lettura. Innanzitutto, per evitare un eccessivo potere in mano alla polizia o all’esercito che potrebbe sconfinare in atteggiamenti discriminatori e violenti, la Costituzione stabilisce che il trattamento dello straniero può essere deciso solo da una legge, non quindi da un prefetto, da un ministro o da un comandante di Stato ed in forza di questa riserva di legge è stato istituito solo nel 1998, Anche qui con un’enorme ritardo, il testo unico sull’immigrazione. I costituenti non avevano ancora davanti a sé il problema degli immigrati, o meglio?
Lo avevano Al rovescio, cioè come tutela degli italiani costretti ad emigrare. Tant’è che l’articolo 35 della costituzione riconosce a tutti la libertà di emigrazione. L’articolo 10 della Costituzione si limita quindi a riconoscere allo straniero solo. Il rispetto dei diritti fondamentali previsti dalle leggi italiane e dalle consuetudini e convenzioni internazionali. Nonostante questa limitazione ben comprensibile se si tiene conto che all’epoca non c’era nessuno che volesse entrare in un paese distrutto dalla guerra quale era l’Italia. L’articolo 10 contiene un passaggio fondamentale, affermare infatti che gli stranieri sono naturalmente titolari dei diritti fondamentali dell’uomo. Significa demolire le convinzioni di quanti ritengono che la Costituzione riconosca i diritti solo ai cittadini. Non è così, come ho già detto più volte, la nostra Costituzione tutela la persona, l’essere umano di qualunque provenienza geografica. Questo in quanto tale, è titolare di diritti naturali inalienabili come la vita, la salute, il lavoro, la libertà di pensiero e di fede, la giusta retribuzione e così via. Non c’è quindi alcuna distinzione tra italiani e stranieri quando si tratta dei diritti fondamentali dell’uomo e chi dice di voler rispettare la Costituzione ed esige che i politici rispettino la Costituzione deve essere il primo a non dimenticare questo fondamentale passaggio. Stranieri uguale italiani. La Costituzione del 1948 è molto più avanti rispetto al sentimento popolare che, specie in questi ultimi periodi, vede riemergere episodi diffusi di xenofobia e intolleranza. Lo straniero fa paura e genera diffidenza, la sua diversità è spesso percepita come un pericolo, un attacco alle certezze e agli equilibri già consolidati. Di qui l’atteggiamento ostile nei suoi confronti. Pieni di pregiudizi, alcuni consci e altri inconsci pensate alla discriminazione nei confronti dei rom, chi mai nei loro confronti ha lo stesso atteggiamento e rispetto che ha per un piemontese e un siciliano si dice che i rom non vogliono lavorare e che approfittano dell’elemosina. Assumereste mai un rom nella vostra azienda? Se la risposta è no, chiedetevi come possa allora abbandonare la questua una persona a cui nessuno darebbe del lavoro. C’è poi la convinzione che la povertà faccia l’uomo ladro, se così fosse, dovremmo riconoscere che anche i nostri nonni che soffrivano la miseria più di noi, erano tutti ladri e c’è il pregiudizio secondo cui quasi sempre chi si rifugia in Italia sia dedito alla criminalità solo perché non ha di che vivere, nello stesso tempo, non vogliamo che il nostro Stato eroghi loro dei sussidi per integrarsi, ma se ciò dovesse essere. Vero, dovremmo applicare la stessa presunzione anche ai nostri connazionali che vanno all’estero per cercare lavoro. Eppure le statistiche pubblicate dalla Guardia di Finanza mostrano come il maggior numero di truffe nei confronti dello Stato, quando si tratta di percepire sussidi e sovvenzioni, sono commesse proprio dagli italiani. Certo, la statistica è influenzata dal numero di individui presenti sul territorio, ma è anche vero che per la stessa ragione, sul versante opposto troviamo anche una solida fetta di extracomunitari. Disposta a fare lavori ormai disprezzati dai nostri connazionali, consentendo di portare avanti alcuni settori dell’economia che diversamente entrerebbero in crisi. Pensate solo al lavoro nei campi e nelle fabbriche. C’è poi un ultimo pregiudizio, l’extracomunitario, se non ruba gli oggetti, ruba il lavoro, si accontenta di poco, è vero, e spesso non chiede neanche i contributi, ma la responsabilità, a ben vedere, non è di questi ultimi, ma di noi italiani. Chi è più colpevole lo sfruttato o lo sfruttatore? Senza contare il fatto che il lavoro viene assegnato a chi è più bravo e se ci facciamo soffiare il posto da un’altra persona, è perché questa è più capace di noi. Insomma, l’articolo 10 è devastante. Ci fa capire quanto siamo ancora primitivi nel nostro modo di concepire l’uomo, non come figlio del mondo, ma come prodotto di un confine geografico. È anche vero che del diritto d’asilo si è fatto un uso distorto, grazie anche ai cavilli studiati da alcuni avvocati, molti stranieri, nel tentativo di entrare in Italia per motivi economici non contemplati, quindi dalla nostra legge. Cioè fingono di essere vittime di oppressioni nel proprio paese. E la scusa più ricorrente è quella dell’omosessualità. E noto infatti che in alcuni Stati, in particolare quelli in via di sviluppo, l’omosessualità è punita con pene assai gravi, ragion per cui alcuni extracomunitari, fingendosi gay, utilizzano questo escamotage per ottenere asilo politico. In alcuni casi, però, i giudici si accorgono delle bugie e rimandano lo straniero al mittente. L’articolo 10 chiude la trattazione sulla tutela degli extracomunitari con un’ultima importante affermazione, non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici, per capire di che si tratta dobbiamo spiegare cos’è l’estradizione? A volte, quando un criminale cerca di sfuggire alla giustizia si rifugia in un’altro Stato. Se ciò fosse concesso, però, sarebbe facile compiere delitti e restare impuniti, in forza però di accordi internazionali. Le autorità del paese di destinazione possono consegnare il latitante alle forze di polizia dello Stato di origine affinché lo processino. Questa procedura si chiama appunto estradizione. Ciò succede, ad esempio, nei confronti degli assassini, degli spacciatori, dei narcotrafficanti, dei mafiosi, dei terroristi. E così. Via. Ebbene, la nostra Costituzione vieta l’estradizione quando il reato commesso dallo straniero è di natura politica. I reati di natura politica, infatti, sono istituiti per limitare le libertà dell’individuo, ponendosi così in contrasto con i principi della nostra Costituzione. Potrebbe ad esempio succedere che in un paese dittatoriale sia vietata la libertà di espressione o siano punite le contestazioni contro. Il governo Ebbene, in questi casi noi italiani non potremmo mai concedere l’estradizione. Inoltre l’estradizione non può essere riconosciuta se il paese che la richiede prevede per il delitto commesso dal fuggitivo la pena di morte, salvo per i delitti di genocidio. Questo perché in Italia la vita è sacra già dal 1947 e anche solo per questo possiamo vantarci di essere italiani.