La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni.La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Commento a cura dell’avvocato Angelo Greco.
L’articolo 9 della Costituzione è tra tutti quello che forse regolamenta il maggior numero di aspetti della realtà che ci circonda, mette insieme una serie di concetti tra loro assai diversi, cultura, ricerca scientifica e tecnica, paesaggio, patrimonio storico e artistico. Persino la tutela degli animali. In questo apparente marasma è però possibile trovare un punto di Unione. La tutela del passato, del presente e del futuro del nostro paese. Quanto al passato, viene chiamato in ballo il nostro patrimonio storico ed artistico che fa dell’Italia una delle mete turistiche più ambite a livello mondiale, una risorsa economica oltre che culturale, che lo Stato non può trascurare, è da tutelare e promuovere e difendere. Ne abbiamo di cose! pensate che l’Italia detiene il maggior numero di siti inseriti dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità. Ben 58. Quanto al presente, l’articolo 9 richiama tre concetti chiave: il paesaggio, gli animali e la cultura, cultura che poi è il ponte che unisce il nostro passato, di cui è figlio il nostro futuro, di cui è condizione. Quanto al futuro, la Repubblica si impegna a promuovere la ricerca scientifica e tecnica, senza le conquiste del progresso. È inutile dirlo, la nostra vita non sarebbe quella di oggi ed è anche da queste che dipende il benessere delle successive generazioni. Una volta c’era un bambino che vide un vecchietto canuto e ricurvo mentre piantava un piccolo fuscello di albero in un Prato. E gli chiese, nonno, perché pianti un albero? Non mangerai mai i suoi frutti e il vecchietto gli rispose, è vero, io no, ma tu e molti altri sì, i nostri padri e le madri costituenti hanno fatto questo con l’articolo 9 e molti altri hanno piantato tanti alberi per noi, alberi che col tempo si sono caricati di frutti. Tocca a noi e a, chi verrà dopo di noi saperli cogliere!
La grande politica guarda sempre lontano. L’articolo 9 ci dice che non possiamo sperare in un futuro migliore, se non investiamo su ciò che è la base di ogni società, le persone, la loro cultura. L’ambiente che le circonda perché l’ambiente costituisce il bello e come diceva Dostoevskij, solo il bello ci salverà. S
enza una cultura diventiamo preda di tutto e di tutti. Siamo vittime degli incantatori di Serpenti, dei ciarlatani, dei politici, dei computer, delle fake news, dei social. Chiunque può dirci qualsiasi cosa e noi saremo portati a credergli. Se non abbiamo un substrato culturale che possa difenderci. I padri costituenti. Ci volevano colti, eruditi, saggi, i politici di oggi ci vogliono ignoranti, insensibili ed egoisti, giocano sulle nostre passioni, sull’odio che nutriamo l’un l’altro, sulla nostra fame. E lo fanno perché sono loro stessi ignoranti e ritengono che sia una spesa inutile investire sulla ricerca, sulla cultura, sul Verde, sulle nuove generazioni,
che volete che siano i giovani? la scuola e l’istruzione? Quando fu scritta la Costituzione il popolo non aveva una lira, era povero. Eppure tra i principi fondamentali della Carta figura la cultura e il paesaggio, ritenuti beni primari dell’uomo al pari del lavoro. Meglio un popolo colto e vestito bene, ma con un po di fame che uno con la pancia piena ma brutto e trasandato, come disse Benigni quando commentò magistralmente la nostra Costituzione. Una volta c’erano i campi di sterminio. No, oggi c’è lo sterminio dei campi ed un paesaggio, una volta distrutto non ritorna più come era prima. C’è un messaggio che i padri e le madri costituenti ci hanno lasciato nello scrivere questo articolo. Vogliate bene alla vostra terra come a vostra madre, alle sue risorse, e a tutto ciò che vi è stato lasciato perché è la vostra carta d’identità, perché essa stessa la vostra madre e voi dovete fare non solo per voi, ma anche e soprattutto sottolinea la Costituzione. Per le future generazioni.
Come il nonno che innaffiava il ramoscello d’albero. L’articolo 9 si muove in parallelo con l’articolo 33 della Costituzione che, stabilisce che l’arte e la scienza sono libere, libere da qualsiasi influenza politica. La Costituzione ci mette così al riparo dalla promozione di un’arte o di una scienza di regime che possa influire su ulteriori libertà, come quella di parola. La cultura non può essere influenzata da chi detiene il potere, così come era successo nell’epoca del fascismo. Anche qui, però, la storia ha dimostrato il contrario. Numerosi artisti e letterati sono stati promossi dai partiti, finché con le proprie opere ne hanno supportato le idee, musicisti e scrittori sono stati gli influencer di alcune correnti politiche, pensate ai numerosi cantautori degli anni 70, molti dei quali influenzati dalle ideologie dell’estrema sinistra. Era come allevare i pulcini di una squadra di calcio, in questo caso una futura generazione di elettori, la rivoluzione si fa con la musica. Perché la musica entra in Tutte le case, influenza i giovani e ne forma il pensiero per il resto della vita. Gli intrecci tra l’arte e la cultura e la politica non hanno risparmiato neanche il cinema. Né è un esempio lo stereotipo del lavoratore che è stato interpretato da Paolo Villaggio per un’intera carriera o il cinema di Nanni Moretti, nello stereotipo tradizionale, l’intellettuale è solo quello di sinistra, come dire che chi vota per altre correnti anche più moderate è ignorante. Una vittoria a tavolino per alcuni partiti. Che dire poi delle televisioni e dei giornali sovvenzionati, più o meno direttamente dai partiti, in assenza di qualsiasi norma che imponga una piena. Trasparenza. E qui è valsa la regola della forza economica, chi ha più soldi può controllare il pensiero delle persone, come i social network, negli Stati Uniti, che hanno fatto la differenza nelle elezioni presidenziali. Ora capite quanto possa essere importante avere una propria cultura libera, indipendente e soprattutto tutelata da uno stato imparziale, chi non studia, chi non legge, chi non approfondisce, accetta di essere schiavo degli altri. Sappiamo poi che in Italia, come nel resto del mondo. Molti studi, anziché essere finanziati dallo Stato a tutela dell’indipendenza. Sono foraggiati da società private e da lobby con conseguenti dubbi sulla loro attendibilità. La politica degli ultimi governi, invece di attivarsi per incrementare gli investimenti pubblici per lo sviluppo della ricerca o magari della cultura e del patrimonio, ha tagliato una parte significativa dei fondi ad essi destinati, con tanto di fuga dei cervelli. Un fenomeno che tra i paesi più industrializzati interessa soprattutto l’Italia. Perché quando va all’estero l’italiano trionfa spesso, mentre nel proprio paese. Deve sudare 7 camicie per vivere dignitosamente. E dopo il trionfo, proprio coloro che mi hanno causato la fuga pomposamente affermano cercando il primo piano quasi fosse un loro merito, è un orgoglio italiano. Farebbero bene a ricordarsene prima la prossima volta. Dire che l’Italia a difesa dell’ambiente rifiuta il nucleare ma poi non fa nulla per contrastare l’abusivismo edilizio, la contaminazione di intere aree, la mafia ecologica è un controsenso, uno dei tanti a cui ci ha abituato il nostro paese. Per avere un codice dell’ambiente abbiamo dovuto aspettare il 2006, quasi quarant’anni dopo la Costituzione. Per decenni il fatto di costruire senza licenza edilizia, peraltro in luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico È stato punito solo con pene pecuniarie, banali Contravvenzioni. E’ vero che l’inquinamento e l’abusivismo erano problemi ancora lontani dalle preoccupazioni dei nostri tali e madri costituenti, ma è anche vero che lo Stato ha agito in ritardo quando ormai intere aree del nostro paese erano state già saccheggiate dagli interessi economici. Pensate ai chilometri di costa occupati da costruzioni che ne hanno deturpato le bellezze, orrendi condomini ed alberghi costruiti davanti al mare. Pensate all’Ilva di Taranto che ha compromesso la salute di migliaia di persone. Pensate allo scandalo della Terra dei fuochi. Ma non si può dare la colpa come sempre e solo allo Stato. Il problema deriva anche dalla scarsa sensibilità della popolazione. Saltano subito alla mente le scritte vandaliche sulle opere d’arte, sui ponti, sui palazzi storici. E qui viene a galla la vera ragione per cui l’articolo 9 mette in un unico calderone la tutela del patrimonio con quella della cultura. Le due cose vanno a braccetto e guai a separarle. Chi non ha cultura non può capire il patrimonio storico, artistico ed architettonico.
Con una recente modifica, poi si è inserita nella Costituzione la tutela degli animali che da oggi in poi non può più essere affidata ad altre fonti del diritto diverse dalla legge. Si tratta di una grande conquista. Sino ad ora gli animali sono stati considerati dalla nostra legge alla pari di semplici cose per il nostro codice e infatti ci sono gli esseri umani, ossia le persone fisiche, ci sono le persone giuridiche come le società e le associazioni e poi ci sono le cose come un libro, un’automobile, una casa, un terreno o gli animali. Trattati appunto come cose.
Da qualche anno la Cassazione ha iniziato a smussare gli angoli, facendo che gli animali sono esseri senzienti, cioè che soffrono e provano dolore. Fa restando pur sempre delle cose. Anche la legge che tutela gli animali, punisce penalmente solo chi li uccide per crudeltà o per altro biasimevole motivo, ma non per altri scopi come ad esempio la caccia, per quanto biasimevole possa essere. Se correte con l’auto è investite un gatto o un cane non commettete
Il reato di uccisione di animale, perché non si tratta di un biasimevole motivo. Riceverete solo una multa per eccesso di velocità, ma non sarete incriminati se schiacciate una blatta solo perché vi ripugna, pur avendo la possibilità di allontanarla da casa. Non commettete reato. Peraltro, la norma che tutela gli animali viene applicata solo agli animali domestici. Non ho mai visto una persona andare in carcere perché ha calpestato le formiche per puro piacere. Insomma, anche gli animali devono avere fortuna, come scrisse Orwell quando affermava che tutti gli animali erano uguali davanti alla legge, ma ve ne Erano alcuni più uguali degli altri.
con la riforma della Costituzione tutto questo può cambiare, gli animali non potranno più essere considerati come cose. Non si potrà più chiudere gli occhi dinanzi ai circhi, agli allevamenti massivi, alle pellicce di visone, alla caccia, all’utilizzo di steroidi ed altri ormoni per ingrossare la carne degli animali da allevamento, pur a fronte di atroci sofferenze, solo per far guadagnare di più gli allevatori e gli affaristi, l’animale e l’ambiente non sono più servi dell’uomo, ma fanno parte come l’uomo del creato in condizione di parità. Con l’uomo stesso!
Diventano beni autonomi tutelabili nelle aule giudiziarie. Ad ogni nuova legge di bilancio tutti si preoccupano di vedere le nuove misure a tutela dell’industria, del commercio, delle infrastrutture, dell’occupazione, che certo sono misure essenziali per garantire il sostentamento delle famiglie, ma nessuno si preoccupa degli stanziamenti per la cultura e per la ricerca. E sapete perché? Perché questi stanziamenti? Non ci sono Più l’Italia ha rinunciato a investire sul proprio futuro, oggi si vive alla giornata di bonus che durano al più un anno o due, spesso concessi senza coerenza e continuità. Bonus peraltro contro cui si scaglia anche la stessa opinione pubblica che li ritiene inutili, e uno spreco di risorse. Ci hanno reso vittime di una visione dell’economia restrittiva inumana, legata al concetto di investimenti in termini di PIL. Ma gli investimenti non sono solo le infrastrutture o i sostegni alle aziende. Si investe sul futuro partendo dalla formazione delle nuove generazioni. Chi mai assumerebbe un giovane che non ha studiato, e la formazione passa innanzitutto dalla cultura.
Effimera, è la ricchezza in mano ad un popolo di ignoranti!